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Via. Lontano, via ! Voglio il mondo! Il mondo è mio!

 

Mia nonna paterna è rimasta vedova troppo giovane, mio padre aveva solo 17 anni, e si è dovuta occupare da sola delle proprietà di famiglia. Ha gestito da uomo, ha comandato, controllato, ispezionato meglio di un uomo ed è stata benvoluta dal fattore, dalla sua famiglia e da tutti gli operai che negli anni 60 arrivavano in carovana con motorette, api e simili nella nostra Tenuta

La nonna materna si è fatta carico del frantoio antico- a molazze di pietra- dopo l’invalidità del nonno. Ed ha comandato, ispezionato e controllato meglio di un uomo.

 

Via. Lontano, il più lontano possibile!

 

Il sabato non si esce!

Al fine settimana, rientrando dall’ufficio, mio padre ispeziona i lavori condotti dai suoi operai. Non è contento, si vede dallo sguardo. Entra in casa, si cambia, sale sul trattore e risistema i terreni. “Non vanno bene” dice prima di uscire “ le prime piogge si porteranno via la terra”. Ara e riara, riaffina lungo i muri a secco, colma ai piedi dell’albero.

Per fortuna vengono a trovarci i cuginetti. E` bella la nostra casa rosa.

Ed andiamo ad arrampicarci sui nostri alberoni, i nostri preferiti li abbiamo chiamati nonno e nonna. Mio fratello fa le acrobazie sui rami più alti del nonno, noi ci rifuggiamo nell’abbraccio immenso della nonna. Ci entriamo in 9. Oggi so che hanno circa 2000 anni.

 

Gli zii si consultano con papà. Gli chiedono coma va l’allegagione e dicono che i suoi terreni sembrano un giardino. “ Non ancora” lui risponde. ”Voglio fare un campo sperimentale con diverse specie”.

 

Gli anni passano.

 

La domenica non si esce!

Ma lui ha fatto più di un campo: 2000 giovani piante, chilometri di tubi di irrigazione, 1000 reti per la raccolta.

Controlla, studia le piante, sfoltisce a novembre e pota a marzo. Concime organico dalla nostra stalla, semina di graminacee da sovesciare. Controlla di nuovo. Sembra soddisfatto.

Oddio! Parla pure con gli alberi: è fuori di testa!

 

Ogni due domeniche andiamo a pranzo dai nonni materni, a 60 km di distanza. Abitano sul frantoio. Profumo di olive frante. La nonna “Generale” fa bene il suo lavoro. C’é una fila di autocarri pronti a scaricare le proprie olive per la molitura. Gli zii obiettano a mio padre che è assurdo spendere tanti soldi per coltivare a quel modo i terreni, "Un pò di erbicidi e anticrittogamici e stai bene per tutta la campagna olearia” Cominciano le solite discussioni, oltre a quelle sul calcio… “Non voglio mica avvelenare l’olio che metto in tavola per i miei figli”

 

Odio la provincia, mi sta stretto il paese, figuriamoci la campagna!

 

È bello avere 18 anni. Via, lontano. È bello sognare. Il mondo mi appartiene. Mi sento invincibile.

Università fuori, lavoro all’estero, tra Francoforte e Londra. Viaggi all’altro capo del mondo.

Sono cittadina del mondo!

Torno a casa per le vacanze e lui è sempre lÍ a fare lavoro di fino.

Ha acquistato nuovi mezzi ed attrezzi agricoli, ha creato un frantoio nuovo con gli zii. Le solite discussioni. “Questi pensano solo alla quantità e a fare soldi, ma la qualità dove la lasciano” Io, mio fratello e mia sorella non capiamo il suo accanimento. Abbiamo le nostre carriere

Lui passeggia nell’uliveto, ha subito un’intervento importante, ma dopo la convalescenza risale sul trattore, con mamma che gli urla dietro… E parla sempre con i suoi alberi.

 

Passano gli anni.

È estate, il canto delle cicale è assordante. Amici stranieri vengono a trovarci e restano incantati dai nostri ulivi millenari. Ora vedo con occhi diversi. Mi sposerò qui, penso, nel giardino della casa rosa. Si, abbiamo avuto una bella infanzia, in mezzo a questo paradiso di giganti unici.

 

Poi all’improvviso lui se ne va, troppo velocemente per pensare sul da farsi. Se ne va nell’anno in cui i suoi ulivi lussureggianti lo hanno ripagato di tutto il suo impegno. Non crediamo ai nostri occhi! Persino la mamma, persino gli zii dicono di non aver mai visto tanti frutti in vita loro. Peccato!

Enzo mio fratello,  vive a Torino, fa fronte alle emergenze nei primi due mesi, facendo su e giu. Io vivo sempre all’estero. Maria Augusta, anche lei vive al Nord, si trasferisce in Puglia da nostra madre per un paio di mesi, con la bimba piccola. “Non ce la possiamo fare” dicono “ dobbiamo darlo in gestione”.

BANG ! Un tuono nella mia testa!

“Non se ne parla nemmeno. È il suo giardino. Ci provo io”.  Prendo un anno sabbatico, che quasi subito non lo è più. Da 14 anni faccio su e giù da Francoforte, Fatico, frequento dei corsi, salgo sul  trattore, guido il camion, consulto agronomi, mi confronto con capi panel. Se solo lo avessi ascoltato di più avrei acquisito la sua impagabile esperienza. Come mi servirebbero i suoi consigli ora. Ma ritorno a sognare, con tante insicurezze e anche se tutti mi sostengono, non mi sento più invincibile. Voglio dare valore a quello che ha fatto, voglio un olio che racconti la nostra famiglia, attraverso le generazioni, che parli dei profumi, colori e suoni di campagna. 

Vinciamo dei premi, sento che è la strada giusta.

Non sono brava come lui, ma il suo giardino è il mio giardino.

Questo è il mio mondo…. E parlo con gli alberi.

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