Non nasco da famiglia contadina, ma amo la natura . Sono figlia del mare e dei boschi. Nata nell’immediato dopoguerra, da padre napoletano e da madre austriaca, unica sopravissuta della sua famiglia,vittima dell’Olocausto, dissolta nel fumo di quei maledetti camini. Per lei sono stata lo stimolo per continuare a vivere, l’ancora cui aggrapparsi per non soccombere al senso di colpa per essere viva. Con il matrimonio mio padre le ha salvato la vita.
Sono cresciuta vivendo una vita normale. La scuola, gli amici del mio rione, le estati trascorse al mare sotto casa o tra i boschi e le montagne della terra di mia madre. Poi, a diciannove anni, conosco l’uomo della mia vita. E’ amore a prima vista. Mi sposo a 23 anni e da lui ho tre splendidi figli. La nostra vita è serena, felice. Da mio marito, appassionato velista, imparo ad amare le lunghe traversate, l’ebbrezza del vento tra i capelli, la magia delle notti stellate e dell’alba che sorge sul mare. Avevamo tutto. Nel 1993 festeggiamo i 25 anni di matrimonio in una cornice da favola, nel giardino della nostra villa di Ischia circondati da tutta la famiglia e dagli amici più cari.
Sembra che nulla possa turbare questa favola. Ma due anni più tardi, in seguito a un banale intervento cui mio marito viene sottoposto, riceviamo una diagnosi terrificante. Un tumore che non lascia scampo. Lottiamo insieme, ci vogliamo credere, ma tutto è inutile. Dopo solo sette mesi lui ci lascia.
Il nostro mondo si sgretola , ci manca il respiro, l’essenza stessa della vita. Sono gli anni del dolore, di un dolore silenzioso e devastante, insostenibile. Ma la vita deve continuare. Ho tre figli per i quali devo essere forte.
A volte la solitudine assale all’improvviso, è un tarlo, corrode, si assopisce e poi ritorna prorompente ad avvolgerti.
I figli crescono, si sposano, se ne vanno.
Oggi ho 8 meravigliosi nipoti.
Dopo qualche anno nella mia vita entra un amico di sempre, sincero e discreto, vedovo anche lui. Abbiamo ricordi comuni e tanta voglia di ricominciare a vivere.
Io ho la mia casa, il mio nido, i miei ricordi, lui i suoi.
Ci ritroviamo in Toscana, a Panzano in Chianti, ospiti di amici.
I piccolissimi figli dei nostri amici ci chiamano Tatanno e Tatanna.
La dolcezza delle colline del Chianti, quelle distese infinite di filari di viti e di ulivi ci fanno innamorare di quel posto. E’ qui che possiamo ricominciare a vivere, a sognare. Qui si respira serenità e pace.
E così mi reinvento un’altra vita.
Nel 2004 compriamo una casa colonica, circondata da un antico roseto e da un oliveto di due ettari completamente abbandonato.
Scopro in me una nuova forza, una nuova energia. Voglio provare a ridare vita a quegli alberi, ed a imparare a produrre un olio che sia speciale.
Studio, mi iscrivo a diversi corsi. Faccio tanti errori, e dagli errori imparo. Ascolto e cerco di carpire i segreti dall’esperienza e dalla saggezza dei contadini.
E’ stata una lunga strada, e ancora ce n’è tanta da percorrere, ma quando per la prima volta ho visto il “nostro” olio, pronto per essere imbottigliato, quel fluido che ha il colore dell’oro fuso, percepisco che e’ un incontro magico, una passione che non mi lascera’ piu’.
E così che è nato il nostro olio “Oro dei Tatanni”
Capisco che la mia vita ormai è questa, una grande sfida per produrre un olio sempre piu’ speciale.
Dalla nostra casa guardo le stagioni che cambiano, la primavera che fa sbocciare le rose del giardino, l’estate che profuma di timo e di lavanda, i tramonti che accendono d’argento le cime degli alberi d’ulivo, l’autunno con la vendemmia e la raccolta delle olive, l’inverno accanto al camino acceso a guardare le cime dei cipressi che si piegano al vento ed alla pioggia.
In lontananza all’orizzonte una barca a vela va’ nel vento ,ed il vento sul mare si mescola al vento tra gli alberi di olivo.
Anche la mia vita è stata suddivisa in quattro stagioni, ma forse quest’autunno della mia vita è la più pacata e dolce tra tutte le stagioni.